Siamo ciò che mangiamo, sosteneva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach in un trattato del 1862, al punto che un popolo potrebbe migliorare ed evolvere dal punto di vista spirituale semplicemente modificando le proprie abitudini alimentari. In tempi più antichi (I secolo d.C), Giovenale si era espresso in forma estremamente completa e sintetica: Mens sana in corpore sano. Anche se oggi decontestualizziamo la frase e la interpretiamo un po’ a modo nostro, studi e ricerche scientifiche condotti in ogni parte del mondo ne provano la validità.
Dawn Burrell, giochi olimpici 2000, Sydney Fonte : Wikimedia
E la relazione
tra alimentazione e benessere psicologico, fisico ed emotivo è ormai accettata
da tutti (certo, non sempre è facile attenersi a un regime alimentare corretto,
ma qualche strappo è pur sempre concesso…). Un ulteriore passo di questa logica
porta a “chiudere il cerchio” e concludere che un’alimentazione migliore
favorisce un’efficienza maggiore nello svolgimento delle nostre attività
quotidiane e quindi risultati e prestazioni migliori nello studio, nel lavoro e
nello sport. Ecco quindi che spuntano nuovi portatori di interesse, diciamo a
un livello più “istituzionale”, ufficiale, formale: le aziende, in quanto
datrici di lavoro, cominciano infatti – finalmente – a riconoscere l’importanza
della nutrizione, e a metterne in pratica i principi allo scopo di mettere i
propri dipendenti nelle condizioni di lavorare al meglio, e ottenere i migliori
risultati. In Italia, un esempio di questa recente tendenza è la Rete WHP di Bergamo, una rete di aziende che
ha implementato una serie di iniziative per promuovere la salute dei lavoratori
sul luogo di lavoro.
Ma molto prima
dell’economia, è stato il mondo dello sport – forse perché più naturalmente
connesso al tema della salute – ad allearsi con la cura dell’alimentazione, per
trarne dei benefici concreti a livello di performance, di prestazione.
Tutti gli sportivi professionisti prestano una particolare attenzione alla
dieta, ma non esiste un’unica dieta per tutti. L’approccio al cibo varia a
seconda delle diverse specialità praticate, nonché delle caratteristiche
fisiche individuali e delle preferenze di gusto. Alcuni atleti professionisti
sono riusciti a coniugare una dieta vegetariana o vegana con risultati
eccellenti nello sport: tra questi Carl Lewis, celebre velocista e lunghista
statunitense, ha guadagnato il soprannome di “il figlio del vento”, oltre che
10 medaglie olimpiche. Forse meno conosciuto, ma attualissimo e molto
interessante, l’esempio dell’italoamericano Frank Medrano, specialista di allenamento a corpo libero
(calisthenics).
Fonte: Pixnio.com
Gli atleti
degli sport fisici, comunque, cercheranno la soluzione ideale per ottenere le
migliori prestazioni a livello fisico. D’altra parte ci sono altre attività,
come lo studio, la musica e determinati tipi di sport che impegnano in modo
diverso e richiedono per esempio più lucidità, resistenza o concentrazione a
livello mentale. Alcuni studi hanno dimostrato che i giocatori di scacchi e i
musicisti attivano e/o coordinano diverse aree cerebrali in entrambi gli
emisferi. Gary Kasparov, famoso giocatore di scacchi, prese a considerare e
migliorare la sua dieta nel corso degli anni; oggigiorno invece, per i giovani
professionisti dei vari settori, la cura dell’alimentazione è considerata
consapevolmente e fin dall’inizio come parte fondamentale di una più ampia
preparazione mirata ad ottenere i migliori risultati. Nonostante, specialmente
nel tempo libero, la dieta di alcuni giocatori professionisti di poker si
centri sulla carne e le grigliate, molti tra i loro colleghi della nuova
generazione, come Daniel Negreanu o Katerina Malasidou, sono sostenitori di
un’alimentazione vegetariana o vegana.
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