Molti ci chiedono ma la pasta
"sciuscella"? che cos'è? come la fate? Bene, scrivendo questo post,
abbiamo scoperto che la nostra versione di pasta sciuscella viene così chiamata solo dalla
nostra cara Nonna Cosimina di Ugento. Non
abbiamo trovato traccia scritta della ricetta come la conosciamo noi e questo
ci rende ancora più orgogliose per aver ereditato questa bella e buona
pietanza.
Risalendo però all’origine della parola
stessa “sciuscella”, troviamo nel dizionario latino la parola “iuscellum” che significa
salsa, sugo oppure brodo o zuppa. E di fatto, in dialetto salentino, si dice “ssa fatta
nna sciuscella” per dire di una cosa che è diventata molle, quasi liquida come un brodo.
Semanticamente (a nostro avviso),
la parola prende tutto il suo senso in un piatto contadino ormai scomparso e
dal quale la nostra Nonna Cosimina si sarà sicuramente ispirata. In effetti, si
tratta di pane raffermo bagnato con un po' d’acqua o brodo e che sostituiva la
pastina, il tutto condito a piacere.
Però, a noi, piace
pensare che forse, la Nonna, lo ha battezzato così per richiamare il simpatico
ed inconfondibile suono che si poteva udire a tavola mentre si mangiava, avete
capito quale? Quel bel “slurp”, onomatopea spontanea
che uno (in particolare il Nonno), non riusciva a trattenere a tavola, irresistibile!
Comunque sia, noi
siamo curiose di leggere i vostri commenti da tutte le parti del Salento e
della Puglia per fornirci ulteriori informazioni storiche sul piatto e sulla
parola stessa "sciuscella" . Condividete pure (se lo vorrete)
i vostri aneddoti e le vostre ricette di pasta sciuscella.
Ingredienti per 8 pers. :
1 kg di cozze
1/2 cipolla bianca
300 ml di salsa di pomodoro
800 g di spaghetti
3 l d'acqua
olio
pepe
olio
pepe
1) Pulite le cozze mettendole a mollo in acqua salata per 30 min (questa operazione serve a far "espellere" la sabbia che potrebbe essere contenuta nelle cozze);
2) Nel frattempo, preparate un soffritto in una pentola alta con la cipolla tagliata a pezzettini;
4) Versate l'acqua (un litro alla volta) per dare al brodo la sua giusta consistenza;
5) Pepate, coprite e fate cuocere a fuoco medio;
6) Riprendete le cozze e strofinatele bene in modo da eliminare le impurità presenti sul guscio,
7) tirate via il filamento (la barba o bisso) che fuoriesce da uno dei lati;
8) Mettere le cozze in una pentola per farle aprire all'ampa (fiamma alta);
9) Girate le cozze di tanto in tanto e spegnete i fornelli quando saranno tutte aperte;
10) Aprite completamente le cozze aiutandovi con il guscio vuoto per estrarre delicatamente la cozza senza romperle;
11) e inseritele in un pentolino;
12) Versate il liquido di cottura delle cozze nel brodo, filtrandolo. Aggiustate di sale se necessario;
13) Coprite le cozze con il brodo che avete preparato e fate cuocere per altri 10';
14) Spezzettate gli spaghetti in pezzetti di circa 2 cm;
15) buttate la pasta nel brodo e fate cuocere;
16) Servite la pasta con alcune cozze aperte e spolverate di pepe e prezzemolo;
Buona Spizzicata!
per la serie non si finisce mai di imparare! a mio avviso dovremmo aprire una sezione chiamata"culture a confronto" ne leggeremo veramente di belle! comunque da noi a Nord di Bari questo termine dialettale diventa "sciusciaat"" e significa disodinato , cafone. un piatto similare potrebbe essere il ciambotto di pesce, invece quello che si avvicina molto sono i tubettini con le cozze...comunque sia è vero che parliamo di un piatto povero ma vi garantisco che è molto ricco di sapore. brave ragazze , vi abbraccio, Peppe.
RispondiEliminae brava la nonna, una ricetta da 10 e lode (per me che adoro il pesce) un abbraccio SILVIA
RispondiEliminaBellissima ricetta, racchiude tutta l'anima del Salento. Come accade di solito in questi piatti c'è tutto un tesoro nascosto.
RispondiEliminaLa vostra nonna Cosimina, come mia suocera, l'aveva ereditata e nel prepararla probabilmente nelle vigilie, come si preparava il baccalà in mancanza delle cozze,ripeteva un rito secolare...e ricordo con nostalgia il suo spezzare gli spaghetti.
Conoscendo benissimo il barese, il nome non mi sembra derivi da "sc(i)sciaat, quindi sono d'accordo con voi. Infatti il Rohlfs nel suo "Vocabolario dei dialetti salentini (Terra d'Otranto)" Congedo Editore, alla voce "susciellu" porta il significato di brodetto che può essere di uova, tipo stracciatella.
Questo vostro post per me ha l'effetto delle madlenette di Proust!
Con quel rufare mi avete mandato indietro di moltissimi anni, al mio primo contatto con i Salentini!
Rufare è aspirare con rumore, mentre più appropriato mi sembra susciare, cioè soffiare perchè la minestra è sempre caldissima!
Grazie, siete grandiose!
A Taranto facciamo qualcosa di simile, anzi, ti dirò, è questa minestrina calda la più tipica preparazione di Cozze con Pasta a Taranto, oggi è caduta in disuso tanto che pochissimi se ne ricordano, la pasta usata è la Rosmarina o gli spaghetti spezzati e la trovi sul mio blog. Sempre a Taranto, U Siusciell è invece una minestrina fatta con uovo strapazzato versato in brodo o anche in acqua lungamente bollita con olio, aglio e prezzemolo con pastina.
RispondiEliminanella grecia salentina, le sciuscelle sono sorelle leggere tipo le pittule, ma fatte con impasto di pane duro ammollato, uova prezzemolo, si fanno a palline e si cuociono veloci nel brodo di gallina.
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